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gabriele vinciguerra
gabriele vinciguerra

Ha trasformato la sua passione in professione, l’attenzione per il dettaglio, lo rende uno dei professionisti più preparati nel mondo del Fashion System, Abbiamo fatto qualche domanda a Gabriele Vinciguerra per conoscerlo meglio :

Il tuo primo contatto con la fotografia ?
“Da più di vent’anni mi occupo di comunicazione e marketing per l’Università di Pavia.

Ho sempre dato un grande valore all’immagine come forma di espressione, che unita ad una proprietà
di linguaggio scritto e verbale, assumono entrambe una forza emotiva di grande spessore
comunicativo. Da sempre sono un grande appassionato di tecnologia e dal momento in cui uscì la
prima fotocamera digitale l’acquistai. Avere quello strumento tra le mani era come sentirsi padroni
del tempo. Fermare istanti importanti erano e sono, un patrimonio di valore personale
inestimabile. Da quel momento non me ne sono mai separato. L’idea di avere sempre con me la
fotocamera mi completa nel rapporto che con lei. Il primo contatto che ho avuto con la fotografia è
stato di tipo commerciale, ma fin da subito mi sono reso conto che quello che volevo fotografare
erano gli esseri umani che, contestualizzati nella scena creassero quella comunicazione propria
della fotografia. Ovvero raccontare.”

Quando hai capito che la fotografia sarebbe diventata da passione a professione?
“ Ad un certo punto della mia vita mi sono reso conto che la fotografia doveva avere un ruolo
primario. Infatti spostai l’attenzione ad una ricerca più introspettiva dell’immagine che fosse
espressione estetica come la percezione attraverso i sensi. Ho fatto l’Accademia ed in quel
momento sono come rinato. Studiare la Storia della Fotografia i metodi di progettazione, la luce e
tanto altro, mi hanno permesso di iniziare ad essere ciò che volevo. Ecco perché tutto quello che
faccio è frutto prima di tutto di studio.”

Rough magazine editorial

Il tuo primo scatto?
“Riuscire ad essere se stessi non è sempre un inizio. A volte diventa un traguardo, una scelta, una
sfida non solo con se stessi ma anche con chi ti giudicherà per quello che farai. E questo quanto
condizionerà la tua capacità espressiva? Ci sarà un prezzo da pagare? E quale sarà? Il fotografo
in genere sente il bisogno di fare ricerca, sente il bisogno di potersi esprimere e di esprimere le
proprie emozioni racchiudendole in uno scatto. Questo processo non è per niente semplice.
Raccontare ciò che siamo, cercando di non essere scontanti, di non essere capiti, oppure stupire
chi guarderà quelle immagini perché mai si sarebbe aspettato da te che cosa avevi dentro, che cosa
avevi da dire. Sono convinto che in ognuno di noi ci sia una parte più sensibile, più fragile, più
emotiva il più delle volte deputata alle donne e che abbiamo paura a far emergere per il timore di
essere giudicati per quello che siamo. Quando, agli occhi altrui, devi essere inattaccabile, duro,
impavido. Noi siamo questo, ma siamo anche altro. E nel mio primo scatto ho voluto esprimere le
fragilità più nascoste, mostrando un modello umano per quello che è, e non per quello che ci si
aspetta. Dimostrando una consapevolezza che disarma nel sapersi mettere a nudo senza paura.”

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
“Più che un aneddoto ricorderò per sempre lo shooting che feci in occasione del Festival del
Cinema di Venezia del 2016. Federica Strozzi protagonista femminile del Film Milano in The Cage
del regista Fabio Bastianello indossava la collezione della Fashion Designer Marta Jane Alesiani.
Tre giorni intensi dove tutti eravamo in simbiosi, dove il clima professionale, la voglia di fare bene
ed anche un po’ di ironia, non hanno mai intaccato il ruolo di nessuno del team. Anzi continuerò a
ringraziarli sempre per il contributo umano e professionale che hanno dimostrato e che per rispetto
tengo a citare:
La Fashion Designer: Marta Jane Alesiani, l’Attrice: Federica Strozzi, la Make up artist: Stefania
Molon
, l’Hair Stylist: Alessandro Torti ed il mio infaticabile assistente Andrea Cogotti.
Un’esperienza che avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Grazie!”

Se potessi incontrare un personaggio del passato , chi e cosa gli chiederesti?
“Incontrare un personaggio… Se avessi potuto, avrei voluto non solo incontrare, ma condividere
tutto il periodo Pop di quel tempo con Andy Warhol. Non gli avrei chiesto nulla. Lo avrei solo
ascoltato.”

Quanto conta la comunicazione ?
“Oggi la comunicazione è la base fondamentale ed imprescindibile del rapportarsi agli altri in
ogni sua forma. Penso che sia un termine da molti inflazionato, nel senso che basta guardarsi
attorno e accorgerci di essere stati invasi da un esercito di predicatori troppo pieni di se stessi per
rendersi conto di quanto sia difficile comunicare in modo efficace. Comunicare… è una forma di
linguaggio dal potere incredibile.
Dove molte, se non in troppe occasioni, mette solo in evidenza l’impoverimento culturale ed il
decadimento sociale del nostro tempo.”

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte e della fotografia , tra Italia e estero?
“L’Italia anche in questo ne è Maestra…, non nel senso artistico, ma nella mancanza di
opportunità che vengono date agli uni o agli altri. Troppo stereotipata e lobbizzata. Un peccato ed
un’occasione persa come contributo collettivo volto ad una crescita e ad un confronto che non può
che rivelarsi il divenire di un patrimonio artistico e culturale in continua evoluzione.”

Cos’è per te la fotografia ?
“La fotografia non l’ho mai vista solo come una professione, è la mia ossessione. Ho un rapporto
talmente intimo, forte e passionale con l’immagine per non lasciare spazio a niente altro. Vivo di
emozioni ed attraverso la fotografia cerco di esprimerle. Difficilmente commento pubblicamente
ciò che faccio perché l’utente finale (non gli addetti ai lavori) tende a giudicare secondo canoni
lontani anni luce da ciò che mi ha portato a fare quello scatto a prescindere che sia di reportage o
di moda. Oggi in troppi guardano la moda partendo dai modelli e questo ci fa capire
dell’ignoranza di chi non sa che tutto parte dall’abito. E’ l’abito che prende vita e non il contrario.
Siamo noi che con la nostra sensibilità abbiamo il dovere di saper scegliere chi potrà farlo. Quali
saranno i tratti somatici del modello/a che dovrà avere, che tipo di editorialità dovrà saper
esprimere, che capacità interpretativa dovrà incarnare. Quali sono le emozioni che deve
esprimere? Aspetti che il fotografo deve avere ben chiari nella scelta del dei modelli. Se tutto
questo viene a mancare è come se mancasse una parte di me.”

backstage

Per proporre fotografia bisogna studiarla?
“Per approcciarsi alle cose in modo coerente, bisogna studiare! Non c’è alternativa. Con questo
non intendo studiarsi il manuale del corpo macchina ma studiare la fotografia come mezzo di
comunicazione. Come un mezzo capace di esprimere, raccontare emozioni qualunque esse siano.
Se vogliamo esprimere una nostra attitudine, come facciamo se non studiamo? Come facciamo ad
esprimerla se non conosciamo e non impariamo il modo ed il mondo al quale vogliamo
rapportarci? Come un musicista può comporre se non impara la musica? Come può esprimere il
suo talento se non ne conosce gli strumenti per farlo? Studiare è fondamentale. E’ l’unico modo per
acquisire una consapevolezza che al contrario non avremmo. Diversamente penso che sia solo
presunzione nel senso che la vita dovrebbe essere scandita dal continuo apprendimento.”

Grazie Gabriele per il tuo tempo

Attraverso i tuoi occhi
“Il mio viaggio, le tue emozioni”

Tags : fashion systemfotografiafotografoGabriele Vinciguerramoda

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